Prof. Alessandro Palmieri    Professore di Urologia presso la Clinica Urologica dell'Università di Napoli Federico II    Studio Galleria Vanvitelli, 37    80129    NAPOLI   Telefono 081 5786858
 
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Carcinoma della Vescica

DEFINIZIONE
Per carcinoma dalla vescica s’intende quella neoformazione maligna che origina dal tessuto epiteliale (urotelio) che compone la vescica.


EZIOLOGIA
- Il fumo di tabacco è il fattore più importante per lo sviluppo di carcinoma della vescica. Circa l'80% di tutti i carcinomi della vescica sono da attribuire al potere cancerogeno dei cataboliti del fumo di tabacco presenti nelle urine.
- Come dimostrato da analisi sierologiche in lavoratori esposti alle arilamine, in particolare la 2-naftilamina, questi composti sono in grado di indurre e promuovere la carcinogenesi nell'epitelio vescicale.
- Esposizione all’arsenico
- Esposizione dei distretti pelvici a radioterapie per la cura di altre patologie (es. neoplasie uterine)

CLASSIFICAZIONE
- Carcinomi uroteliali (95% dei casi)
- Carcinoma a cellule squamose
- Carcinoma misto
- Adenocarcinoma
- Carcinoma a piccole cellule ("SCCB" del tutto simile al carcinoma polmonare a piccole cellule è estremamente raro (<1%) e connesso con prognosi infausta e sopravvivenza a 5 anni di circa il 16-20%.)


SINTOMATOLOGIA
La macroematuria (urine a lavatura di carne) è il reperto tipico di carcinoma vescicale esofitico. La presenza di una massa intravescicale può favorire il ristagno di urina con sviluppo di quadri infettivi a livello di vescica e ureteri con conseguente disuria, stranguria, pollachiuria e tenesmo vescicale. L’invasione della giunzione uretero-cistica può esitare verso ostruzione ureterale e provocare intenso dolore ai fianchi. Nel soggetto di età superiore a 50 anni, metodiche ecografiche sovrapubiche attuate per l’indagine di ostruzione urinaria da ipertrofia prostatica benigna possono mettere in luce lesioni asintomatiche papillari che protrudono in vescica. L’invasione dei plessi nervosi può provocare intenso dolore o disfunzioni erettili. Fistole enteriche, anali o vaginali sono rare e indice di malattia avanzata. Molto raramente i primi sintomi sono dovuti alle lesioni metastatiche.


DIAGNOSI
La presenza di macroematuria, soprattutto in presenza di coaguli, è un indice sensibile di sanguinamento a livello delle vie escretrici. In questo senso, una volta esclusa la cistite benigna e la litiasi urinaria, il carcinoma della vescica deve essere sempre sospettato, soprattutto in soggetti di età superiore a 50 anni, fumatori e di sesso maschile. Deve essere eseguita un’ecografia renale, utile per escludere alterazioni renali e della pelvi, e un esame citologico delle urine. Quest'ultimo esame presenta un'elevata sensibilità e permette di identificare le cellule neoplastiche di sfaldamento; in caso di positività si deve procedere alla cistoscopia, metodica in grado di evidenziare la massa neoplastica e di prelevare campioni bioptici. La ecotomografia, la TC e la RMN sono utili per evidenziare il grado di invasione parietale, l’infiltrazione degli organi viciniori e l’eventuale presenza di metastasi linfonodali. Una scintigrafia ossea è invece utile per indagare la presenza di metastasi ossee.


TERAPIA
Le lesioni papillari sono solitamente trattate con chirurgia trans ureterale, solitamente senza chemioterapia intravescicale. Eventuali recidive localizzate devono essere nuovamente trattate con chirurgia trans ureterale seguita da instillazione intravescicale di interferone, mitomicina C, valrubicina e gemcitabina. La cistectomia radicale con asportazione dei linfonodi pelvici è indicata nei pazienti con lesioni multicentriche o frequenti recidive, mentre rappresenta la terapia di scelta in caso d’infiltrazione della tonaca muscolare. Il confezionamento di un serbatoio per l’urina (con sezioni di intestino o neovesciche orto topiche) segue l’asportazione della vescica. Nei soggetti di sesso maschile si procede inoltre con l’asportazione della porzione prossimale dell’uretra e delle vescichette seminali; analogamente, si procede con l’asportazione di utero ed annessi uterini, uretra e parete anteriore della vagina nei soggetti si sesso femminile. L’irradiazione della pelvi può essere eseguita preoperatoriamente per ridurre la massa neoplastica o nei soggetti con malattia locale infiltrante non resecabile. Nei casi di linfonodi a distanza si deve procedere con schemi chemioterapici che prevedano l’associazione di metotrexato, vinblastina, doxorubicina e cisplatino (M-VAC) o gemcitabina, paclitaxel e cisplatino (GTC) seguiti da asportazione chirurgica della malattia residua

Diversi gradi di infiltrazione della parete vescicale
 
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