Prof. Alessandro Palmieri    Professore di Urologia presso la Clinica Urologica dell'Università di Napoli Federico II    Studio Galleria Vanvitelli, 37    80129    NAPOLI   Telefono 081 5786858
 
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Carcinoma della Prostata

DEFINIZIONE
Per carcinoma della prostata s’intendono le neoplasie maligne che originano dalle cellule epiteliali della prostata, ghiandola dell'apparato genitale maschile.


EPIDEMIOLOGIA
Secondo tumore per frequenza nel sesso maschile, ma non per mortalità. Lo sviluppo della malattia è, infatti, molto lento e permette, se diagnosticata in tempo e correttamente trattata, la completa guarigione.


EZIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO
Cause specifiche di sviluppare il tumore sono sconosciute. I principali fattori di rischio riconosciuti sono:

- Età.
Il fattore primario è l'età. Il tumore della prostata è raro negli uomini al di sotto dei 45 anni, ma diventa sempre più frequente con l'invecchiamento. L'età media al momento della diagnosi è di 70 anni.


- La familiarità.
Studi recenti correlano l’aumento dell'incidenza riscontrato in soggetti della stessa famiglia come accade ad esempio per il tumore dell'ovaio o il tumore della mammella

- Dieta.
L'assunzione con la dieta di certi cibi, vitamine, e minerali possono contribuire al rischio. Gli uomini con maggiori livelli sierici di acido α-linolenico, un acido grasso polinsaturo a catena corta, sono a maggior rischio di tumore della prostata. Tuttavia gli stessi studi dimostrarono che gli uomini con livelli elevati di acidi grassi a catena lunga (EPA e DHA) diminuiscono l'incidenza. Altri fattori dietetici in grado di aumentare il rischio includono un basso apporto di vitamina E (reperibile nei vegetali a foglie verdi), di licopene (presente nei pomodori), di acidi grassi omega-3 (reperibili nei pesci a carne grassa come il salmone o il pesce azzurro), e di selenio. Anche bassi livelli ematici di vitamina D possono aumentare il rischio di sviluppare un tumore; ciò può essere correlato a una minore esposizione ai raggi ultravioletti.


- Etnia.
Africana e Afroamericana


- Stile di vita.
Sedentarietà

SINTOMI
Un carcinoma della prostata in fase precoce di solito non dà luogo a sintomi. Oggi spesso è diagnosticato in seguito al riscontro di un livello elevato di PSA durante un controllo di routine. I sintomi più frequenti quando presenti sono:
- Disturbi della minzione
- Ematuria (presenza di sangue nelle urine)
- Disfunzione erettile
- Eiaculazione dolorosa
Raramente oggi il tumore della prostata dà metastasi. Le sedi maggiormente colpite sono le ossa del bacino, le costole e le vertebre.


DIAGNOSI
Fondamentale è la prevenzione mediante screening diagnostici periodici. Ogni uomo, dall’età di 45 anni, se esistono i fattori di rischio, o dal compimento del cinquantesimo anno, deve annualmente eseguire una visita di controllo, che comprenda l’esplorazione rettale e il dosaggio del PSA, un marcatore tumorale aspecifico presente nel sangue.

I livelli normali di PSA (Antigene Prostatico Specifico) sono compresi tra 0 e 4 ng/ml, anche se esistono piccole oscillazioni di tale range in relazione all’età e alla razza.
Valori elevati si riscontrano in circa il 27% dei pazienti affetti da semplice IPB; inoltre, valori elevati si riscontrano in caso di prostatite, o in seguito a manipolazione della ghiandola, come avviene in caso di massaggio prostatico o di biopsia.
Sono stati proposti una serie di marcatori tumorali in alternativa al PSA, ma a tutt’oggi nessuno di questi ha dimostrato una reale validità scientifica.
La conferma diagnostica è data quindi solo dalla biopsia, con lo studio microscopico di frammenti di tessuto.
La tecnica di biopsia prostatica è oggi molto progredita. L’approfondimento diagnostico prevede che siano effettuati da 12 a 24 prelievi in tutte le aree della ghiandola.
L’esame è effettuato in regime ambulatoriale e con l’ausilio di anestetici locali che impediscono che il paziente accusi alcun dolore.


TERAPIA
- Chirurgia.
Il trattamento chirurgico tradizionale del carcinoma della prostata è rappresentato dalla prostatectomia radicale, che consiste nell’asportazione completa della ghiandola prostatica e di entrambe le vescicole seminali e del tessuto adiacente. Due sono le complicanze postoperatorie possibili, la disfunzione erettile e l’incontinenza con percentuali piuttosto ridotte rispetto al passato.


- Laparoscopia.
Praticando piccole incisioni sull’addome, attraverso le quali vengono inseriti dei trocar, si raggiunge l’organo interessato senza aggredire il paziente con un accesso chirurgico e si esegue così l’asportazione completa della prostata. Con questa metodica il paziente può iniziare a muoversi già il giorno successivo all’intervento, lasciare l’ospedale pochi giorni dopo e riprendere, nel giro di una settimana, le principali attività quotidiane e lavorative.


- Tecnica robotica.
Sfrutta il "Robot Da Vinci". Questo strumento ipertecnologico possiede una grande agilità, difatti può compiere sino a sette movimenti angolari, facilitando quindi il lavoro del chirurgo.
Caratteristica fondamentale è l`ingrandimento del campo operatorio dalle 10 alle 15 volte. Il Robot diventa per così dire un’appendice delle mani del chirurgo, potenziandone inoltre la capacità di osservare i tessuti con maggiore precisione.


- Radioterapia.
La radioterapia e la brachiterapia, costituiscono una modalità alternativa per il trattamento del carcinoma della prostata, nei pazienti che rifiutino o in cui è controindicato per differenti ragioni (età, condizioni generali scadenti, etc) l’intervento chirurgico.


- Terapia in fase avanzata.
In caso di un cancro della prostata avanzato o metastatizzato, il principale trattamento è rappresentato dalla terapia ormonale, in particolare la soppressione androgenica, che consiste nella somministrazione a lungo termine (per tutta la vita) di differenti protocolli ormonali.

Diversi gradi di accrescimento del tumore della prostata

 
  • Il femminicidio di Giulia Cecchettin, ergastolo per Filippo Turetta - Agenzia ANSA
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